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Testi scritti da bot? Come cambia in futuro la creazione di contenuti online

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Secondo alcune previsioni che si possono leggere qua e là in alcuni blog americani, entro il 2030 esisteranno dei software per poter comporre qualunque genere di testo / contenuto (fonte e approfondimento a fine articolo).

Giornalisti, blogger e copywriter hanno le ore contate? Non credo, nel senso che ci sono sicuramente buone possibilità di vedere bot e software vari redigere testi informativi corretti, al tempo stesso la creatività e le emozioni che si trovano in un romanzo temo siano poco imitabili (eppure certi concetti astratti ed emozioni possono essere schematizzati e codificati…).

C’è chi dice “impossibile”, nessun bot potrà mai eguagliare la penna di un copywriter. Eppure qualche avvisaglia c’è:

  • SmallSeoTools – Article Rewriter è un tool che permette in pochi secondi di riscrivere in maniera sostanzialmente inedita un testo in inglese.
  • Ludwig.guru, invece, è uno strumento italiano – sempre gratuito – che controlla la frase in inglese che inserirai, confrontandola con frasi simili tratte da altre fonti autorevoli.

ludwig-guru

Due tool a caso, ma pensa cosa potrebbe voler dire avere a disposizione uno strumento che unisce queste 2 o 3 di queste funzionalità, tanto per fare un esempio banale: lo strumento compone una o più frasi automaticamente, ne valida la correttezza formale sfruttando database sterminati e, contemporaneamente, fa anche un check anti-plagio (vedi il tool copyscape.com). E non sto nemmeno viaggiando con la fantasia…

Questi sono problemi/opportunità del copywriter o del web marketer del futuro (prossimo), probabilmente.

Volendo rimanere ancorati al presente, però, che si può fare?

Probabilmente la questione, ancora una volta, si risolve acquisendo autorevolezza come creatore di contenuti, che tu sia un blogger o un freelance o un imprenditore che cura il proprio sito aziendale o ancora un marketing manager.

Il problema è che questa rara autorevolezza è affare di pochi: Moz e BuzzSumo hanno analizzato la bellezza di 1 Milione di contenuti online complessivamente. Ecco cosa è emerso.

  • Su 100.000 post, il 50% ottiene un massimo di 2 interazioni (o meno) su Facebook; il 75% non ottiene link esterni (su un campione di 750.000 post, la percentuale dei contenuti linkati scende di poco, poco oltre il 50%).
  • Contenuti molto condivisi sui Social Network solitamente non ottengono tanti link, quindi non c’è forte correlazione tra i due aspetti (0,021 su 750.000 post).
  • Ricerche specifiche / approfondite, opinioni giornalistiche, articoli con liste/punti elenco molto ricchi e articoli esplicativi (“come fare per”; “Perché…”) sono tra i contenuti più linkati. In generale, i contenuti linkati esternamente sono quelli da fonti considerate come autorevoli (paradossalmente qui il contenuto passa in secondo piano). Nella ricerca, alti livelli di link building erano ottenuti dal The Economist, dal Pew Research, dal New York Review of books, etc…
  • Questa è molto interessante: l’85% dei contenuti analizzati ha lunghezza inferiore alle 1000 parole. Inoltre, i contenuti più linkati sono proprio quelli con lunghezza superiore alle 1000 parole. Molti SEO Specialist dicono sia sbagliato pensare che i contenuti lunghi funzionano di più sui motori di ricerca: in termini strettamente tecnici magari hanno ragione, ma se osserviamo praticamente gli effetti positivi dei contenuti lunghi a livello di condivisioni, link ricevuti e più facile ricchezza di keyword, sinonimi e riempimento del contesto testuale, è ovvio che più scrivi e più potenzialmente hai risultati (con contenuti di qualità, evidentemente, non con fuffa e ripetizioni infinite).
  • Quiz, video e altri materiali multimediali sono molto condivisi sui Social e per nulla o quasi linkati.

Scrivi o pubblichi contenuti online? Ecco cosa puoi fare fin da oggi

Osservando l’analisi di Moz/BuzzSumo e soppesando gli scenari futuri, OGGI quel che si può fare è:

1.Scrivere tanto, scrivere bene – la solita tiritera relativa alla qualità dei contenuti rimane centrale, unita al livello di approfondimento (e quindi di lunghezza) da sviluppare.

2. Be(e) Social: ok i contenuti, ma occorre anche intrattenere gli utenti con contenuti più leggeri, che possano portare notorietà tramite i Social Network. Inoltre, con “be social” intendo anche (e soprattutto) la capacità di instaurare relazioni con altri siti web, blogger, web influencer e utenti stessi, così da coltivare man mano una schiera di utenti che interagiscano volentieri con i tuoi contenuti e che abbiano fiducia in te in quanto produttore autorevole di informazioni.

3. Quando si parla di contenuti leggeri, si deve ricordare l’attuale forza dei video. Prossimamente potrebbero apparire anche le Video Ads nelle pagine dei risultati di Google.

4. Di base, cerca di evitare gli argomenti a risposta rapida. Perché o l’utente ricaverà la risposta dalle description che appaiono in SERP, dove possibile, senza cliccare il tuo contenuto, oppure sarà direttamente Google a fornire la risposta grazie al suo algoritmo RankBrain. Ecco un esempio:

risposte-rapide-google

In sintesi: evita argomenti a risposta rapida o molto comunemente trattati. Approfondimento: https://www.stonetemple.com/rich-answers-in-search/

5. Sii creativo e trova un modo per portare i tuoi utenti sul tuo sito (magari con contenuti generati direttamente dagli utenti), perché tutti stanno cercando di soffiarti visitatori. E con tutti intendo anche Facebook, che con i suoi Instant Article vuole accaparrarsi il traffico che da Facebook porterebbe a un link esterno, gestendo così gli spazi pubblicitari contenuti nel post (che viene quindi letto in anteprima dall’utente rimanendo all’interno di Facebook).

Giornalisti e Copy, allarme rosso…

Il Guardian qualche tempo fa ha riportato questa notizia: www.theguardian.com/technology/2015/jun/28/computer-writing-journalism-artificial-intelligence

Un passaggio in particolare suona piuttosto sinistro:

…un professore svedese e studioso dei media, Christer Clerwall, ha condotto il primo studio cieco mettendo a confronto le cronache sportive scritte dai computer e dagli esseri umani. I lettori che hanno partecipato allo studio hanno suggerito, nel complesso, che i testi scritti dai giornalisti sportivi (umani) erano un po’ più accessibili e divertenti, ma che i testi scritti dai computer apparivano ai loro occhi un po’ più informativi e affidabili.

Entro il 2030 il 90% dei contenuti giornalistici sarà scritto da macchine? Se di professioni scrivi contenuti, allora mettiti al lavoro per rientrare nel 10% di autorevoli che non si faranno mai scalzare dal robot di turno…


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