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Per far crescere le visite di un sito, una delle prime cose che si comincia a fare è quella di “martellare” su argomenti e query ricercate dagli utenti, con l’obiettivo di ritagliarsi quel posto al sole nella pagina dei risultati di ricerca, collezionando click e visite.
I problemi di questa attività sono numerosi: c’è grande competizione; siti autorevoli ed “anziani” sono già ben posizionati; serve costanza e pazienza; è richiesto molto tempo per capire su quali argomenti puntare, individuare le fonti, inserire il proprio punto di vista, scrivere, correggere… ma soprattutto, anche una volta completati (giorno dopo giorno) tutti questi passi, ancora non si possono avere certezze del risultato.
Mark Schaefer in primis, ma anche altri, hanno sottolineato recentemente con forza l’importanza di sviluppare TRUST, NOT TRAFFIC, partendo da una cifra: il 70% dei consumatori delle aziende da lui intervistate sono propensi ad acquistare un bene / servizio se suggerito o condiviso da un amico. Ecco quindi che la vera metrica su cui puntare sarebbe interpretata dai “contenuti in movimento” (attenzione: non necessariamente di qualità…)
Un passaggio centrale dell’articolo di Mark Schaefer secondo me è questo:
Ok nulla di sconvolgente forse, un po’ si sapeva, ma la posizione di Schaefer è piuttosto integrale. Come fare, dunque, per stimolare questo “trust”, ossia la fiducia nei vostri confronti in quanto produttori di contenuti online?
Come costruire il proprio “trust”?
1I fattori della fiducia
Tagliaerbe affronta l’argomento e propone una bella infografica con 4 fattori di TRUST, ossia:
Sottolineando poi come popolarità, autorevolezza e trust per Google siano elementi che in parte si sovrappongono, innescandosi l’un l’altro, secondo un probabile schema:
SCENARIO – Se riuscite a fare tante visite da Google ma la qualità dei contenuti è bassa, verrete presto declassati e perderete le visite; se invece avete buona qualità dei contenuti ma non riuscite a “distribuirli” efficacemente, parlerete al vento.
MORALE – a differenza di quel che sostiene Mark Schaefer, a mio modestissimo parere non si può fare a meno di puntare fin da principio alle visite, quindi dedicare un bel po’ di riflessioni sulle scelte di Seo Copywriting.
Infatti, se non avete visibilità (popolarità) sui motori di ricerca, quindi visite, non riuscirete a farvi riconoscere, nel tempo, come autorevoli su un dato argomento (autorevolezza); ergo, non riuscirete ad arrivare all’ambito traguardo del Trust.
2Contenuti per i lettori e per Google: le regole della piramide
a) Piramide dei contenuti
Web In Fermento ha proposto quasi un anno fa una bellissima “Piramide dei Contenuti” che vi può aiutare nel costruire un piano editoriale efficace e apprezzato dai lettori.
Si tratta di una sorta di traccia che può essere di supporto nel darvi un’identità forte come produttori di contenuti, rispondendo ai bisogni dei lettori.
b) Piramide dei contenuti – bis
Si chiama allo stesso modo della precedente, ma questa piramide (di cui lessi credo su My Social Web, ma purtroppo non trovo più il link) punta a farvi costruire contenuti sempre migliori rispetto a quelli che potete trovare online.
In breve, questa Piramide dei contenuti è un approccio che spiega come costruire un contenuto “vincente” perché mira a scrivere “di più e meglio” su un dato argomento, in chiara ottica di aumento della visibilità sui motori di ricerca. Di fatto, c’erano 3 passi:
Così facendo, otterrete un articolo più approfondito, che affronti tutti gli elementi esistenti e soggettivo, ricco di personalità. La vostra.
3Relazioni
Questa frase abusata (anche da me), riassume mille chiacchiere sul tema dei contenuti e della visibilità online. Quella seconda parte – “distribution is Queen” – sottolinea come non basti scrivere genialità, allo stesso modo serve avere la capacità di promuoverli.
Perciò è fondamentale spendere una buona parte del vostro tempo di web editor in:
Social Media Advertising?
I recenti cambiamenti (gli ennesimi) all’algoritmo di Facebook portano, di fatto, alla necessità di qualche investimento, periodicamente, nella piattaforma pubblicitaria offerta da Facebook.
Particolarmente fine e accurata nell’identificazione dei target da colpire, Facebook Ads sembra essere una scelta obbligata per chi gestisce pagine fan. Un riassunto di cosa sta accadendo in questo articolo di WeAreSocial.
Che l’obiettivo sia quello di avere più fan, post sponsorizzati, nuovi follower su Twitter, engagement… bisognerà stanziare un budget, seppur piccolo (anche solo con 30 euro al mese, su Facebook, si riesce comunque ad ottenere qualche buon risultato se siete uno small business o un blog).
Contenuti sempre di qualità?
Provoco: dopo aver fatto la scalata al “trust”, quasi quasi la qualità dei contenuti passa in secondo piano. Lo dico piano e non lo consiglio, perché in breve la mancanza di qualità vi porterà a perdere visite e minerà la credibilità acquisita.
E’ un dato di fatto: chi si riesce a posizionare nelle menti dei lettori come un produttore di contenuti affidabile, tenderà ad “essere condiviso sui Social sulla fiducia”. Ho in mente tanti esempi autorevoli e ricchi di trust che talvolta ne abusano, ma li tengo per me.
Diciamocelo: chi non ha mai retwittato almeno una volta senza di fatto aver letto il contenuto, solo perché la fonte era autorevole?
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