Spesso consideriamo il multitasking come un male necessario connesso al mondo del lavoro contemporaneo. Per alcuni un’opportunità, offerta dalle moderne tecnologie per implementare lavoro e produttività. In realtà, come suggeriscono molti scrittori, i benefici sono trascurabili se consideriamo i problemi che può generare alla persona, come lo stress e il drastico calo della qualità del lavoro. Secondo una ricerca americana, dell’Università dello Utah, sono solo il 2% delle persone riuscirebbe ad ottenere il massimo dal multitasking. Questi “supertaskers” non sentirebbero infatti gli effetti negativi dell’accumulo di lavoro, riuscendo a padroneggiare più operazioni e mansioni contemporaneamente con ottimi risultati. Il restante 98% ci riesce invece in modo alterno, riducendo il più delle volte la propria produttività, senza contare le ripercussioni negative riscontrate a livello psico-fisico.
Una bella infografica di OnlineCollege.org evidenzia il rapporto tra multitasking e lavoro, ed i rischi connessi, dentro e fuori l’ufficio. Device tecnologici e social media possono quindi aumentare la produttività ma al contempo distrarre, diminuendo la soglia di attenzione. I dipendenti che usano il computer a lavoro si deconcentrano in media ogni 10,5 minuti, il 62% delle pagine web che si aprono da smartphone e tablet a Scuola durante le lezioni sono completamente estranee alla spiegazione.
Al lavoro svolgere più cose contemporaneamente abbassa drasticamente la produttività fino al 40%, assieme al QI dell’individuo che perde circa 10 punti. Diminuisce quindi la capacità di concentrarsi e di svolgere compiti complessi. In vecchio consiglio “una cosa alla volta” sembra quindi ancora valido nella maggioranza dei casi. Solo quando è strettamente necessario è opportuno ricorrere al multitasking ma in modo ordinato, costruendo cioè un indice di priorità nella to do list, lasciando piccoli spazi in caso di imprevisti. Attenzione a queste sessioni di multitasking: è opportuno misurare il tempo senza deconcentrarvi. Un superlavoro da 25 minuti per poi farne 5 di estremo riposo o di attività più blande, come la tecnica del Pomodoro suggerisce, potrebbe essere una soluzione valida per lasciar riposare la mente.
E voi, come gestite il multitasking? Con quali strumenti programmate il vostro lavoro?
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Spesso consideriamo il multitasking come un male necessario connesso al mondo del lavoro contemporaneo. Per alcuni un’opportunità, offerta dalle moderne tecnologie per implementare lavoro e produttività. In realtà, come suggeriscono molti scrittori, i benefici sono trascurabili se consideriamo i problemi che può generare alla persona, come lo stress e il drastico calo della qualità del lavoro. Secondo una ricerca americana, dell’Università dello Utah, sono solo il 2% delle persone riuscirebbe ad ottenere il massimo dal multitasking. Questi “supertaskers” non sentirebbero infatti gli effetti negativi dell’accumulo di lavoro, riuscendo a padroneggiare più operazioni e mansioni contemporaneamente con ottimi risultati. Il restante 98% ci riesce invece in modo alterno, riducendo il più delle volte la propria produttività, senza contare le ripercussioni negative riscontrate a livello psico-fisico.
Una bella infografica di OnlineCollege.org evidenzia il rapporto tra multitasking e lavoro, ed i rischi connessi, dentro e fuori l’ufficio. Device tecnologici e social media possono quindi aumentare la produttività ma al contempo distrarre, diminuendo la soglia di attenzione. I dipendenti che usano il computer a lavoro si deconcentrano in media ogni 10,5 minuti, il 62% delle pagine web che si aprono da smartphone e tablet a Scuola durante le lezioni sono completamente estranee alla spiegazione.
Al lavoro svolgere più cose contemporaneamente abbassa drasticamente la produttività fino al 40%, assieme al QI dell’individuo che perde circa 10 punti. Diminuisce quindi la capacità di concentrarsi e di svolgere compiti complessi. In vecchio consiglio “una cosa alla volta” sembra quindi ancora valido nella maggioranza dei casi. Solo quando è strettamente necessario è opportuno ricorrere al multitasking ma in modo ordinato, costruendo cioè un indice di priorità nella to do list, lasciando piccoli spazi in caso di imprevisti. Attenzione a queste sessioni di multitasking: è opportuno misurare il tempo senza deconcentrarvi. Un superlavoro da 25 minuti per poi farne 5 di estremo riposo o di attività più blande, come la tecnica del Pomodoro suggerisce, potrebbe essere una soluzione valida per lasciar riposare la mente.
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