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Anche quest’anno SearchMetrics ha prodotto il suo malloppone di 84 pagine sui fattori di posizionamento in Google e co. Le conclusioni che pone su come vincere la concorrenza sulla pagina dei risultati di ricerca sono sempre tema di discussione, vale la pena notare alcune cose.
Volendo fare un gioco rischioso, ci si potrebbe chiedere: “quali sono i principali fattori di posizionamento proposti da SearchMetrics?“. Eccoli:
1Contenuti e lunghezza
Fattore sempre rilevate, ma si sapeva, sono i contenuti di qualità, con varietà di tipologia (video, immagini), con alcune parole chiave rilevanti e coerenti con quanto espresso. Qualità e keyword non bastano: serve produrre testi anche corposi.
2Keyword? Meno importanti rispetto al 2013
Le parole chiave diminuiscono di rilevanza rispetto all’anno precedente. Si passa sempre più da parole chiave a entità, sinonimi, co-occorrenze. Mi sono avventurato recentemente con i 5 concetti principali di Seo-Onpage. Nonostante ciò, nella classifica che SearchMetrics propone, “keyword rilevanti” rimane al secondo posto. Cambia semplicemente la modalità di scelta dei termini per i propri testi, pur rimanendo centrali.
Le parole chiave nel dominio, poi, riconfermerebbero un calo di importanza ai fini del posizionamento.
3Performance
Punto dolente di tanti siti web, le performance delle pagine che concorrono per i migliori posti in SERP sono caratteristica rilevante. Velocità di caricamento delle pagine, struttura del sito web, compilazione corretta dei meta tags, linking interno tra le pagine sono fattori da considerare indispensabili.
4Backlink
Altra cosa fondamentale: la quantità e la qualità dei backlink (= i siti che linkano le vostre pagine). Nonostante Google cerchi di remare in direzione contraria, il build linking rimane un’attività a cui dedicare del tempo. In realtà la stimolazione di link verso il vostro sito dovrebbe essere naturale, diretta conseguenza della qualità dei contenuti che producete. Nella realtà, soprattutto ultimamente, noto un gran fiorire di guest post.
5Click Through Rate
Lo studio dice, a mio avviso abbastanza ovviamente, che il CTR (tradotto male: quanto facilmente gli utenti cliccano sul vostro link rispetto al numero di volte che lo incontrano) è alto nei primi link che si posizionano in testa alle pagine dei risultati di ricerca di Google. E ancora più sorprendentemente sarebbe un fattore di posizionamento. La questione, qui, è tutta nel capire quanto questo elemento sia causa di buon posizionamento o effetto. In ogni caso, è effettivamente importante avere un buon CTR (a prescindere), quindi tanto vale avere attenzione nel pensare a titoli efficaci.
Strettamente collegato al CTR c’è il Bounce Rate, o Frequenza di Rimbalzo: è considerato un segnale di qualità. Gli utenti che “rimbalzano” su una pagina web – ovvero cliccano e poi abbandonano rapidamente – sono un segnale forte che in quella pagina, per una data query di ricerca, non hanno trovato informazioni di interesse.
Ergo: per la tal query, quella pagina non è così rilevante e di qualità. Cercare di tenere il Bounce Rate basso è buona cosa.
6Condivisioni Social?
Ebbene si, anche le condivisioni Social produrrebbero qualche effetto… o no? Era già emerso anche l’anno scorso (ricordo il profondo sdegno di molti SEO), ma anche quest’anno SearchMetrics parla di Social Signals. Il problema, in questo caso, è la difficoltà nel discernere tra causa ed effetto.
Banalmente: l’alto numero di condivisioni è effetto dell’alto posizionamento – e dunque esposizione – di un certo contenuto… o il contrario? Più probabile la prima (anche secondo molti esperti SEO), anche se Search Metrics insiste su questo tasto.
I Social Media più forti come fattori, nell’ordine, sarebbero: Facebook, Google Plus, Twitter, Pinterest.
Fattori di posizionamento Search Metrics 2014
Ecco la tabella completa proposta da Search Metrics sui fattori di posizionamento sui motori di ricerca misurati nel 2014.
Una premessa importante che fa Search Metrics è la seguente: non vanno presi come una lista di cose da fare per essere automaticamente lassù in alto su Google. Il risultato finale su Google è una correlazione complessa di molteplici fattori, si può solo ipotizzare una serie di buone pratiche ma la faccenda è molto più complessa di come appare.
PS: cliccate per vedere il grafico in maniera più definita.
L’indice di leggibilità dei testi
Tra le tante cose espresse nel documento, mi piace soffermarmi sull’importanza data a contenuti lunghi (alla faccia della rapidità di lettura sul web), ma contemporaneamente semplici e “leggibili”, con “cluster di contenuti simili e coerenti” ben sviluppati.
A proposito di leggibilità: si fa riferimento al valore di leggibilità di Rudolph Flesch per la lingua inglese. Il matematico italiano Roberto Vacca nel 1972 ha studiato questo valore assieme a Valerio Franchina, individuando la formula per l’italiano. Eccola:
F = 206 - (0,65 * S) - P
Il valore che otterrete provando sui vostri contenuti sarà compreso tra 0 e 100: tra il 50 e il 60 otterrete una leggibilità media; sopra al 60 un’ottima leggibilità; sotto al 50, invece, il testo si fa ostico…
Se non avete voglia di fare calcoli, potete sfruttare l’alternativa offerta da Microsoft Word per calcolare automaticamente l’indice di Gulpease per i testi italiani.
Per attivarlo: andate su Revisioni – Controllo Ortografia e Grammatica – Opzioni e da qui spuntate “Mostra le statistiche di leggibilità“. Facendo quindi click su “Controllo Ortografia e Grammatica” vi verranno mostrate tutte le parole del vostro testo che Word considera scorrette: fate ignora fino all’ultima parola; dopo la quale finalmente avrete il vostro indice di Gulpease.
Anche in questo caso, più è alto il numero in valore assoluto e maggiore è la leggibilità.
In generale, la leggibilità aumenta – al di fuori della formula – se strutturate correttamente il testo con paragrafi, punti elenco, immagini, tabelle, grassetti, corsivi, etc…
Per maggiori approfondimenti: http://www.di.unipi.it/~cappelli/seminari/dimodica.pdf.
Anche la leggibilità del testo sarebbe, dunque, un fattore di posizionamento.
L’effetto Brand
Interessante anche tale aspetto: nelle posizioni di testa sulle pagine dei risultati di ricerca si posizionano più facilmente i domini che hanno raggiunto una certa autorevolezza, anche se non soddisfano talvolta i fattori che domini minori invece rispettano. Search Metrics parla di “domini brand”.
Le 3 macro tipologie di brand proposte sono:
Rimando al pdf per approfondimenti; di sicuro appare chiaro che la stra-grande maggioranza degli utenti che vuole avere successo online e trovare visibilità su Google dovrà puntare necessariamente a soddisfare una nicchia, perché non è facile essere Nike e nemmeno Wikipedia… E non solo: avere pazienza e costanza, anno dopo anno.
Riassumendo...
In che direzione muoversi?Sono 84 pagine, ma oltremodo interessanti (oltre ad essere un bel ripasso d’inglese). Ciò che emerge, sintetizzando all’estremo, è che:
Ricordo il link di download di questo prezioso documento: http://www.searchmetrics.com/en/knowledge-base/ranking-factors/
Che ne pensate? La mia impressione è che “la palla” passi sempre più al gestore del sito, a chi produce i contenuti, e sempre meno al “tecnicone”…
photo credit: Thomas Hawk via photopin cc
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