Algoritmi di Google e come affrontarli: novità dal Search Marketing Connect

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Cosa c’entra un mentalista con Google? E la pizzeria sotto casa con l’Internet of Things?

Il trait d’union fra queste cose è uno: il Search Marketing…. Campo tanto affascinante quanto difficoltoso: gli attori di questo vero e proprio agone sono infatti 3, ma le condizioni a prima vista sono decisamente impari: sopra tutti vediamo infatti il Grande Gigante Gentile Google (attore numero 1), che fa e disfa algoritmi e condizioni, a suo dire, a favore dell’esperienza utente (numero 2), a cui continuamente si deve adattare chi vuole offrire i suoi servizi (numero 3).

Come fare a sopravvivere in questo mare magnum?

Niente trucchi di magia: come ha fatto ben vedere l’ospite d’eccezione che ha aperto l’evento Search Marketing Connect, tenutosi a Rimini il 16 e 17 dicembre, il segreto è anticipare le richieste dell’utente.

Che questo non sia un compito facile è poco ma sicuro: soprattutto quando il futuro della “ricerca” che si delinea all’orizzonte comprende posizionamenti senza SERP, la sempre maggiore presenza di Bot e, appunto, l’Internet of things, che in America per certi versi è già realtà, ad esempio mediante Echo di Amazon: questo cilindro nero, che impersona in forma materiale gli assistenti vocali come Siri, può ordinarvi una pizza semplicemente se glielo chiedete. Ma è ovvio che la scelta del pizzaiolo sarà una sola, senza nemmeno essere mediata da una ricerca.

Un altro fattore che sta mutando il mondo della Search è ad esempio la sempre maggiore pervasività della ricerca vocale, che porta quindi a query sempre più lunghe, “curiose” e vicine alla lingua parlata.

Di fronte a uno scenario di questo tipo, si può ben comprendere come sia utile un evento come il Search Marketing Connect, che ha dato opportunità di confrontarsi e ascoltare opinioni e esperienze di chi in queste acque agitate…ci sguazza proprio bene!

“Mondo reale” e “mondo digitale”: due pianeti diversi? Il Ranking Local

Ad esempio, è stato interessante l’intervento di Luca Bove dal titolo “Local Strategy: Gestire ed Ottimizzare le Schede Local di Google per attrarre i clienti dietro l’angolo”. Pensiamo infatti ai navigatori, diventati sempre più essenziali nei nostri spostamenti: riuscire a essere immediatamente rintracciabili su Google Maps ci rende invincibili sui concorrenti, e non solo per utenti che vogliono comprare ma anche semplicemente che vogliano mangiare o utilizzare un servizio concretissimo. Pensiamo agli autolavaggi: avere la macchina pulita è essenziale per chi usa l’auto come uno strumento di lavoro, ma tante volte queste persone si trovano in città sconosciute, e per trovare un autolavaggio l’unica soluzione è girare in lungo e in largo o chiedere a un passante, perché non ci sono schede locali su Google. Pensiamo invece alla comodità di chiederlo direttamente al navigatore senza nemmeno fermare l’auto, e comprenderemo subito quanto siano interconnessi “mondo reale” e “digitale”: quando infatti si parla di “Ranking Local” si intende un LUOGO, non per forza un SITO.

Altro intervento interessante è stato quello di Roberto Marmo, che ha illustrato tecniche utili per una domanda che tutti si fanno ma spesso non osano chiedere:

Come cercare nei Social Network con Google?

La risposta a questa domanda diventa utile anche per chi col web lavora: ci può aiutare infatti anche a capire se alcune nostre immagini sono state riutilizzate senza permesso nei social, o anche a recuperare dati perduti. Eventi Facebook cancellati inavvertitamente, ad esempio.

Significativa è stata anche la possibilità di una Q&A session con Fili Wiese, ex Senior Member del Google Search Quality Team, dove le domande sono emerse direttamente dal pubblico.

Infine, in mezzo all’incertezza , un po’di SEO accompagnata da un ottimo studio del target risulta certamente ancora  vincente, come si è potuto vedere dall’intervento di Valerio Notarfrancesco: “ Internazionalizzazione startup: studiare le abitudini dei turisti americani per sfruttarle nella SEO”, che ha evidenziato alcuni particolari che si potrebbero dare per scontati: avevate mai notato, ad esempio, che il “carrello” di Amazon viene indicato con due diversi vocaboli nella versione del Regno Unito e in quella Statunitense?

Molti altri sono stati gli interventi e i case studies interessanti, ma penso che l’essenza delle due giornate si possano riassumere in questa frase, pronunciata da un altro pezzo grosso di Google,  proiettata il secondo giorno di convegno: “The holy grail is language understanding and summary”.

Come abbiamo visto, il futuro è incerto e sibillino, e molte sono le domande senza risposta, tanto più quando, se la persona è al centro, Google tende e tenderà a mostrare risultati calibrati sulla storia di ricerca della singola persona. Quello che possiamo augurarci è che questi cambiamenti vengano presi come una sfida per migliorare sempre e che si continui a fare network per scambiarsi opinioni e tecniche.

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